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Lino Cannavacciuolo

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Violinista eclettico, di estrazione classica, affascinato dalla sperimentazione, alla continua ricerca di nuovi linguaggi musicali che rappresentino la cultura mediterranea contaminata da atmosfere sonore, insolite e coinvolgenti. Le sue armoniose composizioni esaltano la sua creatività nell' intrecciare melodie provenienti dalla musica etnica del Sud Italia.

Lino Cannavacciuolo

Il lungo percorso per giungere alla WorldMusic è costellato di importanti collaborazioni nel campo musicale, ma soprattutto teatrale, con Peppe Barra, Luca De Filippo e Roberto De Simone. 
Dopo aver fondato nel '90 il gruppo "Solis String Quartet" partecipa ai tour di Claudio Baglioni, Adriano Celentano, Edoardo Bennato e Pino Daniele. 
Nel 1996 inizia una lunga e prolifera collaborazione con Peppe Barra, di cui oggi ne è l'arrangiatore ufficiale. 

Il suo primo lavoro discografico, Aquadia (Harmony Music 1999), dedicato alla memoria di Concetta Barra, è stato venduto in tutta Europa e gli ha consegnato i giusti riconoscimenti dalla critica e dal pubblico. Ascoltando Aquadia, si viaggia tra romantiche menie e incalzanti ritmi etnico-popolari, ritrovando i suoni della terra partenopea rielaborati e filtrati da Cannavacciuolo che riesce a comunicare i sentimenti e gli umori, oltre che ad affascinarci con il suo modo di suonare energico e appassionato


 "Aquadia", il suo primo album

Un brano di questo album ("Liri Falls") lo ha scritto ispirandosi alle cascate del fiume Liri, ammirate in occasione di un concerto a Isola del Liri. E' poi tornato più volte a esibirsi a Isola del Liri, sempre circondato dall'entusiasmo di un pubblico verso il quale nutre un afetto particolare.
Le sue eccellenti capacità di esecutore, ma anche di compositore e arrangiatore, emergono anche nell'album "Guerra" di Peppe Barra, di cui è stato arrangiatore. 

Nel mese di Novembre 2002 è uscito il lavoro discografico "Segesta" che vanta collaborazioni straordinarie: Elena Ledda, Tullio De Piscopo, Daniele Sepe, Peppe Barra, Luigi Lai, Paul Dabirèe, Marzuk Mejri, Antonello Ricci e altri. 

 

  
  "Segesta": il secondo album

I concerti di Lino sono un caleidoscopio in cui si succedono ritmo ben dosato ed atmosfere anche eteree.

La band di Lino è composta da: Mario Conte tastiere, Paolo Del Vecchio chitarre e bouzuky, Ivan La Cagnina percussioni, Sasà Pelosi, basso acustico ed elettrico.

 

La straordinaria sensibilità fa di Lino Cannavacciuolo un artista attanto e prezioso. Con Peppe Barra si è creato un vero e proprio sodalizio artistico che sta dando risultati importanti per lo sviluppo e la sintesi della tradizione musicale popolare del mediterraneo.

 

 

LINO E LA DEA DELL'ACQUA

"AQUADIA"
(Harmony Music, 1999)

Il primo lavoro discografico, AQUADIA, testimonia tutta la esperienza e cultura musicale di Lino Cannavacciuolo.
Un matrimonio di suoni e linguaggi planetari e noi, inutile dirlo, abbiamo una predilizione per il volo alto, oltre barriere e confini. Con AQUADIA si parte da Napoli con destinazioni infinite (sud America, paesi scandinavi, Africa, Medio Oriente…). AQUADIA, dea della acque: le sorgenti da cui attinge Lino sono tante.
Ma il disco presenta un altro elemento che amiamo tanto: la grande comunione, l’ospitalità, lo scambio di prestigiosi contributi e collaborazioni. Alcuni nomi? Faraualla, Mauro Nardi, Antonio Infantino, Gianni Perilli (o Joe, come qualcuno si ostinava a chiamarlo in passato), F.lli Mancuso, Ciro Tuzzi, Auli Kokko, Peppe Barra. Inoltre , senza confini, si avvale di un’intera orchestra di archi.

Il primo elemento evocato in questo lavoro è la dolcezza e chi suona non può non rivelare un animo estremamente sensibile; le corde del suo violino vibrano al minimo tocco dei crini del suo arco come probabilmente il suo animo agli input dell’universo.
Il brano che dà il titolo al cd è un test di permeabilità e purezza sensitiva; l’attenzione del suo animo è estrema, raffinatissima.
Veli di tristezza tra Maghreb e Mediterraneo, melodie sparse in un deserto, voci di tormento, di esortazione è quanto "Masada" ci offre.

Lino Cannavacciuolo

In "Liri Falls", scritta ispirandosi alle cascate del fiume Liri, sono racchiuse le magiche suggestioni e sensazioni, a tratti violente e a tratti quasi "mistiche", che suscita un tale spettacolo della natura. 
Dicevamo quindi di un violino delicato, dolce, a volte triste, ma che non esita a paventare sicurezza, risolutezza, incisività.
Provate ad ascoltare "Falankos": è un’esplosione di forza, di energia vitale, di sensualità, di festa. E’ sicuramente uno dei brani facenti parte di una ideale compilation per il nostro bisogno di transe e catarsi metropolitane.

 

IL SECONDO ALBUM

"SEGESTA"
(Marocco Music, 2002)

Segesta, un nome che evoca memorie lontane. Paesaggi brulli e rovine di un radioso passato. Una città fantasma che rivive nella memoria collettiva grazie ad una storia che affonda nel mito.
Lino Cannavacciuolo non poteva trovare titolo più indovinato per il suo disco. Un album che vuole ripercorrere le atmosfere musicali di tutto il meridione: un filo rosso che collega il Sud Italia con la Grecia e la Tunisia, dalla Sardegna a Serapis (l’odierna Pozzuoli) passando per Palermo. Un bacino di culture secolari troppo spesso dimenticato e lasciato a se stesso.

Segesta è un disco della memoria. Undici brani per lo più strumentali, arrangiati in maniera eccellente. Le musiche originali - scritte dallo stesso Cannavacciuolo - impiegano una strumentazione molto varia: si può trovare la batteria ad acqua insieme al mandolino e alle launeddas, il basso elettrico insieme al tammorre. Il risultato è una musicalità che ammalia, un sound che riporta alla mente il passato coniugandolo con il presente. Solo pochi brani sono accompagnati da testi, rigorosamente dialettali. Per la scelta delle parole il violinista si è affidato a Peppe Barra, che oltre a creare nuovi versi ha riscoperto alcune poesie tradizionali dell’entroterra sardo e napoletano. E’ possibile così ascoltare “Sa Lughe” e “Nu’ Poco ‘E Bene”, due romanze sarde interpretate magnificamente da Elena Ledda. Oppure lo stesso Barra cantare “Kasba”, una tammurriata summit che mette a confronto ritmi e voci della musica popolare.
Il violino di Cannavacciuolo è sempre presente e si adatta perfettamente ora ai ritmi frenetici di “Abballabà” ora a quelli malinconici di “Memento”, brano dedicato alle vittime della mafia scritto originariamente per la colonna sonora de “I cento passi”.
L’artista fa sfoggio del suo talento avvalendosi anche di grandi ospiti. Impossibile non notare la presenza di Tullio De Piscopo alle batterie o di Daniele Sepe al sax sopranino. Per il resto il complesso base è quello che accompagna da sempre l’artista. Quattro elementi che seguono Lino nelle ricerche di musica popolare.
Al suo secondo disco da solista, Lino Cannavacciuolo può dirsi soddisfatto. “Segesta” dimostra che non è necessario andare lontano per trovare della buona musica etnica. A volte basta solo guardarsi attorno con più attenzione.

 

SEGESTA – IL DISCO

Il progetto nasce dall’idea di Lino Cannavacciuolo di riunire in un disco il ritmo e la melodia della tradizione del Sud Italia.

Segesta, antica città siciliana della Magna Grecia, che occupò tanto posto nella storia greco-punica-romana e le cui origini si perdono tra il mito e la leggenda, rappresenta simbolicamente il Sud, per quel che resta del suo Tempio dorico e delle sue linee semplici e maestose, per la sconsolata solitudine che lo circonda, per le indelebili sensazioni che provoca.

Segesta, dimenticata, ma anello di congiunzione delle culture secolari di tutto il Meridione, è il luogo simbolo da cui partire.

Il filo ricucito che si segue inizia proprio da Segesta, il brano che apre il disco e costruisce un ponte immaginario che passa per la Sardegna e attraversa tutte le regioni del sud, arrivando a Serapis (l’ odierna Pozzuoli), per poi ripartire alla volta del Mediterraneo.

Per realizzare tutto questo Cannavacciuolo ha radunato intorno a sé alcuni tra i musicisti più rappresentativi della scena musicale meridionale.
Lino, oltre ad aver composto tutte le musiche originali del disco, è anche autore degli arrangiamenti delle 11 tracce dell’album.

Il disco è stato suonato da quello che si può considerare il gruppo base di Lino Cannavacciuolo: Paolo Del Vecchio (chitarre), Sasà Pelosi (basso), Ivan La Cagnina (percussioni) e infine Mario Conte (tastiere) che ne ha gestito gran parte delle sonorità elettroniche.

Importantissime le presenze che hanno contribuito ad impreziosire l’album: Elena Ledda (Sardegna) la cui voce produce momenti unici in Sa Lughe e Nu poco e’ bene. La voce di Peppe Barra in Kasba (una sorta di tammurriata summit perché mette a confronto nomi illustri della ricerca nella musica popolare) si incontra con quella di Rosa Balestreri (Sicilia), Antonio Infantino (Lucania), con il sax sopranino di Daniele Sepe e le percussioni di Paul Dabireé (Africa), mentre il percussionista tunisino Marzouk Mejri canta e suona un brano tradizionale del suo paese in Serapis, pezzo in cui Pozzuoli si mescola con Tunisi.

Una segnalazione particolare meritano le registrazioni live in studio di Viaggio e Las Ramblas con uno straordinario Tullio De Piscopo alle percussioni.

Moltissimi sono gli altri musicisti che hanno partecipato alla registrazione offrendo tutti le loro particolarità: Gino Evangelisti (chitarra portoghese, bottiglia), Luigi Lai (launeddas), Antonello Ricci (chitarra battente)-(Calabria), Ernesto Vitolo (organo hammond B 3, fisarmonica), Roberto d’Aquino (Stick).

Infine a proposito di due brani dell'album, lo stesso Cannavacciuolo ci dice:


KASBA

"E’ una sorta di super tammuriata che mette insieme alcuni tra i protagonisti più importanti del folk revival e in cui ho cercato di sintetizzare e sicretizzare le anime delle tante tammuriate di cui è ricca la nostra tradizione, di farle convivere e poi esplodere insieme nel finale."


MEMENTO

"E’ dedicata alle vittime della camorra e della mafia. L’avevo scritta per la colonna sonora de 'I cento passi' ma poi il progetto è andato in fumo."


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