Mai sentita "The Wall" dei Pink Floyd in ciociaro? La Cristiano Puórk Band può questo e altro...
          Ora siamo in 9 sul sito      Entra in Chat!

 

Chi sono

Amici

Interessi

Album foto

 mp3

 Forum

horizontal rule

 CINESTIS
Manifesto I nomi, la storia Cinetacca Monografie L'uomo sidecar Gallerie

  

 

 

Bidimensionale
Esposizioni


2/7/03

 

Culti disarmonici
Estemporanea di Anna Maria Pittacaratore

Bomboniere
Estemporanea di Rodolfo Clarizia

    

Culti disarmonici

Estemporanea di Anna Maria Pittacaratore

 

Artista meridionale eclettica e visionaria di indiscusso talento, in questi suoi esperimenti di pittura virtuale tratteggia un universo pop dai contorni acidi senza però eccedere nel disfattismo visivo e geometrico che pur per tradizione le appartiene ed è qui presente ma che in questo caso si ricompone in ultimo in linee e umori floreali che tradiscono un'indubbia ispirazione positiva.
Il suo è un universo che antroporfizza il disagio evocando più che la presenza simbolica e mimetica dell'uomo esattamente l'opposto cioè la sua assenza ma all'interno di uno spazio che perimetralmente ne disegna e ripropone la forma (e quindi anche la presenza) mutuandola specularmente dall'involucro che la conteneva: arte come rappresentazione di un'assenza speculare ad una presenza.

Daria Coccatrenco

 

Tav. 1
Contrazioni euristiche

Tav. 2
Contatti variabili

Tav. 3
Incesto cromatico

Tav. 4
Flagranza orfica

Tav. 5
Attrazione fetale

Tav. 6
Pleonasma ritmico

Tav. 7
Alterazione dispari

Tav. 8
Dislocazione empirica

a a a a a a a a a a a a a a a a

 

horizontal rule

 

Bomboniere

Estemporanea di Rodolfo Clarizia

 

C’è una pagina memorabile de “Piccolo Principe” di Saint Exupèry in cui l’alter ego dell’autore, arrendendosi difronte alla sua incapacità di rappresentare compiutamente una pecora, disegna con uno stratagemma una semplice scatola e la regala al piccolo principe facendogli credere che la pecora sia lì dentro. Il piccolo principe non si scompone e gli chiede soltanto di disegnare anche un piccolo buco affinché la pecora possa respirare. Guardare le creature fragili e metamorfizzate di Rodolfo Clarizia è esattamente come accostare l’occhio a quel buco e intuire il mondo. 
I personaggi di Rodolfo, tuberi pensanti e per questo umanizzati nella loro capacità di esistere in quanto esseri con necessità e abilità intellettive (vedi "Sammit di piante grasse"), antropomorfizzati nella forma e nel disegno, umanoidi mutanti, con braccia piedi capelli e un occhio che evocano lungo la linea dell'evoluzione della specie una discendenza diretta dall'uomo ma che in questo stadio dell'evoluzione assumono il valore di residui, sono protesi decadenti di una civiltà (quella dell'uomo, la nostra, quella di Rodolfo) forse essa stessa decadente e fatalmente decaduta, estinta.
Organismi molli, irregolari, invertebrati, simili alle forme dell'animale-uomo non certo per ambizione ma per retaggio fastidioso e superfluo, abitano e popolano l'universo appartenuto all'uomo e ne occupano esattamente la stessa posizione, lo stesso ruolo, in una civiltà culturale probabilmente identica e quindi destinati alla stessa decadenza.

Sono rappresentazioni che evocano libertà claustrofobiche, esseri umani abitanti di un mondo artefatto ed elementare che assomiglia terribilmente al nostro, uomini “bomboniera” che dietro una espressione superbamente monoculare e un corpo satollo e decontestualizzato e decostruito, come espediente di superamento della normalità che conduce alla mediocrità, nascondono un lato oscuro, una diversità che paradossalmente si svela nell’atto stesso di mascherarsi producendo una asimmetria nei corpi e di fatto creando una prospettiva di visione su una porzione di universo che cognitivamente appartiene ed è capacità e intenzione solo dell’occhio dell’autore che, attraverso i suoi personaggi, guarda nella stessa direzione del nostro oltre il foglio e dentro il foglio, al di la della rappresentazione visibile che è tale solo nella prospettiva in cui si pone come altro da noi (l’occhio visibile di ognuno dei personaggi che si pone di fronte a noi e si impone come alterità da noi). L’altro occhio oltre il visibile in realtà si ricompone con una visione primitiva che era quella attiva ancor prima dell’universo mimetico dell’autore che di fatto lo produce ed in ultimo è l’atto finale della metamorfosi in cui il superamento coincide con la sovrapposizione e l’identificazione tra il nostro occhio e quello nascosto del mondo alter ego di Rodolfo, avanposto percettivo verso l’ignoto, oppure verso la parte ignota di noi stessi: rappresentazione come visione amplificata.
I personaggi, metafore di noi stessi, che popolano l’universo parallelo di Rodolfo Clarizia sono creature che aspettano, vite sospese e iterative, catene di montaggio come giochi mentali, eroi a schiera illuminati da preoccupanti parabole - come un riflesso della vita vera - che lasciano intravedere l’ordinarietà perfino dei nostri sogni.

La fragilità di queste architetture corporee corrisponde in fondo alla fragilità delle nostre vite. Non c’è via di fuga se non la disarmante speranza di un evento finale e definitivo - come l’uomo che aspetta che la natura faccia finalmente il suo corso - e insieme la consapevolezza che la fragilità e l’eternità così come la normalità e la diversità sono due aspetti di un’identico destino e di un’unica condanna. Alla fine almeno un dubbio ci sfiora: che la nostra sia in fondo una condanna a vivere piuttosto che a morire.

Daria Coccatrenco

 

esposizione
Vai all'esposizione
esposizione

 

 

 

Torna alla sezione "Gallerie"

 

 



  utenti connessi in questo momento sul sito

Il sito è on-line dall'ottobre 2002

visitatori dall'agosto 2003

Firma il mio guestbook!Chi sono    Amici    Interessi            
Album foto   
    mp3    links  Forum