E
poi magari si amano e si sposano
di Corrado Catenacci
So che l'argomento di cui parleremo ha nulla a che fare con il
mondo del calcio e ancor di più del fantacalcio e quindi con ciò cui ora
invece vi preme (magari questa settimana avete finalmente vinto anche voi
una partita!). Ma appena un passo al di fuori di quel regno atemporale in
cui vi trovate, luogo in cui gli eroi indiscussi possono essere Holiver
Hutton oppure Sly Stallone nel film di John Houston "Fuga per la
vittoria", luogo in cui un gol di Savicevic, magari decisivo e con
azione funambolica vale e ripaga la spesa del poster a grandezza naturale
appeso dietro la porta della vostra camera (e i 3 punti in più in
pagella); appena un passo al di fuori di quel mare cullante, oasi
ecologica mentale, in cui galleggiate sicuri senza pericoli ed imprevisti,
voi, con la vostra penna in mano e il quotidiano sportivo sotto il
braccio, con il fantacalcio nella testa, magari morbosamente in ansia per
il posticipo serale del campionato di serie A o in frenetica attesa per la
partita di calcetto con gli amici il venerdì sera; appena oltre
"tutto" questo c'è la terra ferma, c'è un altro avvincente
gioco che si consuma nostro malgrado. C'è un posto dove le sconfitte il
più delle volte non sono quelle che maturano seduti ad un tavolo con la
calcolatrice in mano ed il display che vi segnala una somma inferiore a
quella del vostro avversario, o un gol di Beppe Signori se siete un tifoso
della Roma durante una stracittadina. C'è la terra ferma dove le
sconfitte, le più profonde, dolorose e irreparabili sono molto spesso
quelle del cuore. Ed è di queste che oggi parleremo.
Amare è qualcosa di molto complicato. Fromm apre il primo
capitolo della sua famosa "Arte di amare" chiedendosi e
chiedendoci: << E' l'amore un'arte? E quindi richiede sforzo,
abilità e saggezza. Oppure è una sensazione piacevole, qualcosa in
cui imbattersi é questione solamente di fortuna?>>. Il
maestro della psicanalisi moderna sembra orientato verso la prima
ipotesi. Al di là del significato più profondo e specifico dato
dall'autore a quegli interrogativi (egli parla infatti di questioni
che contemplano nell'amare, nella capacità di amare, nell'esser
custodi della sopraccitata arte di amare, componenti quali la
maturità, lo sviluppo attivo della personalità, la ricerca della
soddisfazione si propone cioè
di far luce su
quale sia la maniera
migliore per amare, vivere e goderne) io credo che l'amore, amare,
in accordo con la seconda tesi, sia sostanzialmente qualcosa a cui
ci si debba abbandonare a partire dalla sua iniziale ricerca.
L'amore che può all'improvviso sopraggiun-gere non si può
né prevedere, né in qualche modo indirizzare, né tantomeno
controllare, sfugge cioè, e non è questa tesi che pretende di
essere originale, ad ogni tipo e parvenza di razionalità. A tal
proposito non si concepirebbe, se quanto detto prima non contenesse
un minimo di verità e aderenza con la realtà delle forze ignote e
innumerevoli che minacciano la ragione, il motivo per cui sono
molti i casi in cui ci si innamora, razionalmente consci del
rischio, pericolo, sofferenza, insoddisfazione, ansia che potrebbe
derivarne, di qualcuno che non potrà mai corrisponderci, di
qualcuno che è per noi irraggiungibile. Non si spiegherebbe la
ragione per cui molti continuano ad amare qualcuno che hanno perso
e che non prova più niente per loro. Se fossimo padroni della
nostra scelta, se fossimo carri trainati dalla nostra volontà,
saggezza e buonsenso e non dall'irrazionalità del desiderio, non si
spiegherebbe come protremmo volontariamente scegliere ed amare e
innamorarci di qualcuno che prova per noi, ad esempio, solo amicizia
e che magari anche quando dovesse capire d'amarci è così timida
e terrorizzata da negare ad entrambi la soddisfazione del
reciproco volersi bene (è una situazione molto difficile da
superare quella in cui l'amicizia diventa un ostacolo e una
barriera ai veri sentimenti che all'ombra di quel muro si consumano
e inutilmente fremono).
Questa settimana vorrei riportare come esemplificazione di un
particolare stato emozionale ed esistenziale ciò che hanno inviato
alla nostra redazione due nostri lettori. Entrambi amano ma
apparentemente non sono ricambiati. Entrambi chiedono un consiglio,
una parola, un minuto del nostro ascolto per avere la forza di uscire dal loro stato di
incertezza. Entrambi soffrono. Non credo l'abbiano scelto loro.
Il
primo scrive: << La
luce
mi attraversa le palpebre pesanti mentre stanco
poggio la mente sul cuscino timido e silenzioso della notte.
Nuvole
grigie
riempiono
ed
affollano
il cielo
sopra
di me mentre tacita la poesia scende al voltar dell'ultim'ora.
Il tepore di una lampada ancora accesa veglia su di me e sulla mia
intima confessione. Chiudo gli occhi e ricomincio a tessere con il
filo della timida e segreta passione che di nuovo anima i miei
silenzi e la mia fedele penna. Nascondo sguardi traditi, parole
nuove, emozioni diverse. Si cela l'intenzione vera dietro il
mantello
della
comoda paura e indifferenza. Ti chiamo amica, ti cerco amica
ma con la voce e il desiderio di chi è ancora assetato e
insoddisfatto. Non so se confessare; non so a chi confessare.
Forse a te, forse a me. L'ho già fatto. Non so se amare...>>.
Si firma "Mel". Sarà forse una sigla.
Il secondo si confessa in una lettera e scrive: << Io
non so cosa mi sta succedendo e comunque sto cercando con tutte le
forze di allontanare da me questa strana, grande emozione che mi
assale, che mi travolge, che si impadronisce di me ogni volta che
la penso e la vedo, perché non voglio, ammesso che non sia già
successo, innamorarmi di lei.
Esco da una
storia che mi ha riconsegnato alla vita in tanti piccoli frammenti
che poco alla volta, non senza difficoltà, sto raccogliendo e
riassemblando. Riguardo all'amore mi sento stanco, esausto, deluso,
esasperato e non so cosa voglio o di cosa ho bisogno. Non so quello
che sto cercando, l'affetto di un amante o quello di un'amica. Ho
paura di fraintendere le mie intenzioni, di confondere i miei
sentimenti, di cercare l'amore solo come rivincita o come mezzo e
aiuto per uscire dalla mia situazione di precarietà e
vulnerabilità. Ho paura di ritrovarmi di nuovo chiuso in quella
stanza buia dove solo dopo mesi e mesi di oscurità e disperazione
sono riuscito ad accendere una piccola candela. Ed ora ci vedo,
anche se la luce è poca ed ho ancora paura di cadere.
Non so
quello che
lei prova
per me e non
riesco a
trovare la
forza e
la volontà in
me di scoprirlo o influenzarlo perché temo la sua risposta
positiva. So che nel momento in cui potrei conquistarla quello
segnerebbe la fine di quell'irripetibile e unico periodo che e'
l'innamoramento e la scoperta delle proprie emozioni e l'inizio
anche di quella fine che, come esperienza mi insegna , più o meno
tardi arriverà, magari anche quando a lei mi sarò
irrimediabilmente affezionato. Non potrei sopportarlo. E temo
naturalmente anche la sua risposta negativa perché vorrebbe dire
che non mi ama e anche questo sarebbe terribile. Non so, sono
confuso....>>.
Si firma "Gib", altra sigla.
Le parole di "Mel" e "Gib" sono precise,
affascinanti e eloquenti. Entrambi sanno perfettamente che cosa
provano e le ragioni della loro sofferenza, dei loro dubbi e delle
loro incertezze, amano, questa e la loro condanna o fortuna. Spero
per i miei due cari amici lettori che chi tra voi sa, dopo queste
righe riesca a legger meglio negli occhi di chi ha davanti.
E William
Shakespeare scrive:<<...come un attore impreparato in
palcoscenico, che per la paura dimentica la parte, o come un
tipaccio dominato dall'ira, cui per eccesso di forza si indebolisce
il cuore, così, temendo di fidar troppo in me, dimentico di
recitare d'attore preparato la liturgia dell'amore, e sento venir
meno il vigore del mio amore schiacciato dal peso della sua stessa
forza. Siano dunque i miei sguardi a recitare la parte muti
messaggeri del mio petto eloquente, implorino il tuo amore e
cerchino il tuo favore con più eloquenza di eloquenti parole che
troppo han detto. Oh, impara a leggere ciò che l'amore muto scrive:
ascoltare con gli occhi è il sottile ingegno dell'amore >>.