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M'ama o non m'ama
di Corrado Catenacci
24 Febbraio 1996


2/7/03

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E poi magari si amano
e si sposano

di Corrado Catenacci
18 Novembre 1995


2/7/03

 

M'ama o non m'ama
di Corrado Catenacci

Può risultare difficile a volte rendersi conto di certe situazioni, soddisfare un bisogno qualsiasi, formulare un giudizio ragionevole su qualcosa o qualcuno, cercare di comunicare o essere trasparenti  su qualche particolare stato emotivo, porsi difronte  ad una ipotizzabile reazione quando l'oggetto o la a volte inconscia motivazione di tali necessità e ricerche non ha argini precisi e ben determinabili e definibili entro cui una sua utile conoscenza possa contenersi.

Mi chiedo ad esempio se la personalità di un individuo o meglio i messaggi che una persona con i suoi atteggiamenti descrive e consegna alla non indifferenza degli altri siano qualcosa di facilmente riconoscibile e interpretabile oppure raggiungere e conoscere a fondo quel intimo, quel privato senza riserve, pudori e scrupoli, che ognuno conserva dentro di sè, é impossibile(che é poi o almeno dovrebbe lo scheletro, la struttura portante su cu tutto il resto che è più o meno chiaro, evidente e quasi sempre non interamente spontaneo è ancorato). Mi chiedo quanto quello che è accessibile e visibile sia realmente affidabile, sincero e non calcolato per fondare su di esso di conseguenza anche il proprio comportamento e quanto "disti" l'eventuale, supposta apparenza dalla verità delle intenzioni e delle idee.

Quello che mi spinge a riflettere, visto che finiscono per essere sempre i problemi legati ai rapporti umani a coinvolgere in maniera più profonda e certa le coscienze degli individui, soprattutto quelle, più vulnerabili, condizionabili, influenzabili, scuotibili degli adolescienti (a cui anch'io appartengo), è ad esempio (parlo in questo caso, ma tutti potrebbero farlo, per esperienza anche personale)  l'apparente ambiguità e ambivalenza degli atteggiamenti e del comportamento di una ragazza della quale si è interessati e della quale ci preme capire e scovare qualche segno del suo sperato interesse reciproco.

Vi presenterò ora (per meglio capire) una situazione ipotetica (non poi così tanto). Credo di "amare" una ragazza che è anche e soprattutto mia amica (per cui con l'intimità e la confidenza necessaria per affrontare certi argomenti)  ma il mio desiderio di confessarmi si carica di timore e incertezza difronte  al suo atteggiamento così incoerente e flessibile da contemplare in sé, nei miei confronti, sia l'indifferenza che l'interesse. Ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo sguardo alla luce della mia più o meno inconscia manipolazione  è aperto a mille interpretazioni, il più delle volte forrzate ed eseasperate proprio dal mio desiderio di appagare l'idea che anche lei possa amarmi. Il problema, al di là dei consigli di amici comuni che possono a volte anche senza motivo essere sicuri di sentimenti che magari non sono così chiari, è che, avendo con lei già un certo tipo di rapporto, è mimetizzato nel normale affetto che richiede e giustifica un'amicizia (la nostra anche buona) quello che magari avendo anche la stessa intensità e connotazione appartiene invece, è sintomo invece, è dimostrazione invece di un altro più intenso sentimento ( un abbraccio, ad esempio, è difficle da decifrare se esistono sia l'amicizia che l'amore che potrebbero giustificarlo). C'è poi il fatto che neanche l'indifferenza può essere senza dubbio emblematica di se stesso poiché potrebbe essere l'imbarazzo e la timidezza che scaturisce prorpio dalla scoperta di un interesse che va al di là della semplice amicizia ad allontanare una persona più di quanto la normale e spontanea indifferenza di per sé già farebbe (non dando per scontato che l'indifferenza sia sempre e comunque più facilmente interpretabile il più delle volte come "sintomo di indifferenza").

Beh, è chiaro che in tutta la questione c'è ben poco di chiaro se non, neanche poi in maniera così certa, i miei sentimenti. C'è una simpatica poesia di un anonimo scrittore del nostro secolo che riassume in poche parole tutta l'incertezza di queste prime fasi dell'innamoramento (la più bella) dove ogni cosa racchiude in sé estremi opposti del suo significato. Essa recita "Lo sguardo forse frainteso dei tuoi occhi forse traditi riempie la mia mente di parole forse mai concepite. Ti amo, forse. Mi ami, forse.". 

 

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E poi magari si amano e si sposano
di Corrado Catenacci


          So che l'argomento di cui parleremo ha nulla a che fare con il mondo del calcio e ancor di più del fantacalcio e quindi con ciò cui ora invece vi preme (magari questa settimana avete finalmente vinto anche voi una partita!). Ma appena un passo al di fuori di quel regno atemporale in cui vi trovate, luogo in cui gli eroi indiscussi possono essere Holiver Hutton oppure Sly Stallone nel film di John Houston "Fuga per la vittoria", luogo in cui un gol di Savicevic, magari decisivo e con azione funambolica vale e ripaga la spesa del poster a grandezza naturale appeso dietro la porta della vostra camera (e i 3 punti in più in pagella); appena un passo al di fuori di quel mare cullante, oasi ecologica mentale, in cui galleggiate sicuri senza pericoli ed imprevisti, voi, con la vostra penna in mano e il quotidiano sportivo sotto il braccio, con il fantacalcio nella testa, magari morbosamente in ansia per il posticipo serale del campionato di serie A o in frenetica attesa per la partita di calcetto con gli amici il venerdì sera; appena oltre "tutto" questo c'è la terra ferma, c'è un altro avvincente gioco che si consuma nostro malgrado. C'è un posto dove le sconfitte il più delle volte non sono quelle che maturano seduti ad un tavolo con la calcolatrice in mano ed il display che vi segnala una somma inferiore a quella del vostro avversario, o un gol di Beppe Signori se siete un tifoso della Roma durante una stracittadina. C'è la terra ferma dove le sconfitte, le più profonde, dolorose e irreparabili sono molto spesso quelle del cuore. Ed è di queste che oggi parleremo.

          Amare è qualcosa di molto complicato. Fromm apre il primo capitolo della sua famosa "Arte di amare" chiedendosi e chiedendoci: << E' l'amore un'arte? E quindi richiede sforzo, abilità e saggezza. Oppure è una sensazione piacevole, qualcosa in cui imbattersi é questione solamente di fortuna?>>. Il maestro della psicanalisi moderna sembra orientato verso la prima ipotesi. Al di là del significato più profondo e specifico dato dall'autore a quegli interrogativi (egli parla infatti di questioni che contemplano nell'amare, nella capacità di amare, nell'esser custodi della sopraccitata arte di amare, componenti quali la maturità, lo sviluppo attivo della personalità, la ricerca della soddisfazione si propone cioè  di  far luce su quale sia  la maniera migliore per amare, vivere e goderne) io credo che l'amore, amare, in accordo con la seconda tesi, sia sostanzialmente qualcosa a cui ci si debba abbandonare a partire dalla sua iniziale ricerca.

          L'amore che può all'improvviso sopraggiun-gere non si può né prevedere, né in qualche modo indirizzare, né tantomeno controllare, sfugge cioè, e non è questa tesi che pretende di essere originale, ad ogni tipo e parvenza di razionalità. A tal proposito non si concepirebbe, se quanto detto prima non contenesse un minimo di verità e aderenza con la realtà delle forze ignote e innumerevoli che minac­ciano la ragione, il motivo per cui sono molti i casi in cui ci si innamora, razionalmente consci del ri­schio, pericolo, sofferenza, insoddisfazione, ansia che potrebbe derivarne, di qualcuno che non potrà mai corrisponderci, di qualcuno che è per noi irrag­giungibile. Non si spiegherebbe la ragione per cui molti continuano ad amare qualcuno che hanno per­so e che non prova più niente per loro. Se fos­simo padroni della nostra scelta, se fossimo carri trainati dalla nostra volontà, saggezza e buonsenso e non dall'irrazionalità del desiderio, non si spieghe­rebbe come protremmo volontariamente scegliere ed amare e innamorarci di qualcuno che prova per noi, ad esempio, solo amicizia e che magari anche quan­do dovesse capire d'amarci è così timida e terroriz­zata da negare ad entrambi la soddisfazione del reci­proco volersi bene (è una situazione molto difficile da superare quella in cui l'amicizia diventa un osta­colo e una barriera ai veri sentimenti che all'ombra di quel muro si consumano e inutilmente fremono).

          Questa settimana vorrei riportare come esemplificazione di un particolare stato emozionale ed esistenziale ciò che hanno inviato alla nostra redazione due nostri lettori. Entrambi amano ma apparentemente non sono ricambiati. Entrambi chiedono un consiglio, una parola, un minuto del  nostro ascolto per avere la forza di uscire dal loro stato di incertezza. Entrambi soffrono. Non credo l'abbiano scelto loro.

Il primo scrive: << La  luce  mi attraversa le palpebre pesanti mentre stanco  poggio la mente sul cuscino timido e silenzioso della notte. Nuvole   grigie   riempiono  ed   affollano  il cielo  sopra  di me mentre tacita la poesia scende al voltar dell'ultim'ora. Il tepore di una lampada ancora accesa veglia su di me e sulla mia intima confessione. Chiudo gli occhi e ricomincio a tessere con il filo della timida e segreta passione che di nuovo anima i miei silenzi e la mia fedele penna. Nascondo sguardi traditi, parole nuove, emozioni diverse. Si cela l'intenzione vera dietro il  mantello  della  comoda paura e indifferenza. Ti chiamo amica, ti cerco amica ma con la voce e il desiderio di chi è ancora assetato e insoddi­sfatto. Non so se confessare; non so a chi confes­sare. Forse a te, forse a me. L'ho già fatto. Non so se amare...>>.

          Si firma "Mel". Sarà forse una sigla.

          Il secondo si confessa in una lettera e scrive: << Io non so cosa mi sta succedendo e comunque sto cercando con tutte le forze di allontanare da me questa strana, grande emozione che mi assa­le, che mi travolge, che si impadronisce di me ogni volta che la penso e la vedo, perché non voglio, ammesso che non sia già successo, innamorarmi di lei.

          Esco da una storia che mi ha riconsegnato alla vita in tanti piccoli frammenti che poco alla volta, non senza difficoltà, sto raccogliendo e riassemblando. Riguardo all'amore mi sento stanco, esausto, deluso, esasperato e non so cosa voglio o di cosa ho bisogno. Non so quello che sto cercando, l'affetto di un amante o quello di un'amica. Ho paura di fraintendere le mie intenzioni, di confondere i miei sentimenti, di cercare l'amore solo come rivincita o come mezzo e aiuto per uscire dalla mia situazione di precarietà e vulnerabilità. Ho paura di ritrovarmi di nuovo chiuso in quella stanza buia dove solo dopo mesi e mesi di oscurità e disperazione sono riuscito ad accendere una piccola candela. Ed ora ci vedo, anche se la luce è poca ed ho ancora paura di cadere.

            Non  so  quello  che  lei  prova  per me e  non riesco  a  trovare  la  forza  e  la  volontà in  me di scoprirlo o influenzarlo perché temo la sua risposta positiva. So che nel momento in cui potrei conquistarla quello segnerebbe la fine di quell'irripetibile e unico periodo che e' l'innamo­ramento e la scoperta delle proprie emozioni e l'inizio anche di quella fine che, come esperienza mi insegna , più o meno tardi arriverà, magari anche quando a lei mi sarò irrimediabilmente affezionato. Non potrei sopportarlo. E temo naturalmente anche la sua risposta negativa perché vorrebbe dire che non mi ama e anche questo sarebbe terribile. Non so, sono confuso....>>.

            Si firma "Gib", altra sigla.

            Le parole di "Mel" e "Gib" sono precise, affascinanti e eloquenti. Entrambi sanno perfetta­mente che cosa provano e le ragioni della loro soffe­renza, dei loro dubbi e delle loro incertezze, amano, questa e la loro condanna o fortuna. Spero per i miei due cari amici lettori che chi tra voi sa, dopo queste righe riesca a legger meglio negli occhi di chi ha da­vanti.

          E William Shakespeare scrive:<<...come un attore impreparato in palcoscenico, che per la paura dimentica la parte, o come un tipaccio dominato dall'ira, cui per eccesso di forza si indebolisce il cuore, così, temendo di fidar troppo in me, dimen­tico di recitare d'attore preparato la liturgia dell'amore, e sento venir meno il vigore del mio amore schiacciato dal peso della sua stessa forza. Siano dunque i miei sguardi a recitare la parte muti messaggeri del mio petto eloquente, implorino il tuo amore e cerchino il tuo favore con più eloquenza di eloquenti parole che troppo han detto. Oh, impara a leggere ciò che l'amore muto scrive: ascoltare con gli occhi è il sottile ingegno dell'amore >>.

 

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